Viterbo
Visita della città


Stemma

 


 


La roccaLa Rocca fu eretta nel 1354 dal Card. Egidio d'Albornoz, mandato in Italia da Clemente VI a risottomettere lo Stato della Chiesa che si era quasi tutto sottratto al dominio papale durante la cattività avignonese. Nel 1357, in una delle tante ribellioni di quell'epoca, la rocca fu distrutta ma fu riedificata nel 1395 ad opera di Bonifacio IX. I numerosi stemmi papali ancora esistenti testimoniano le vicende dell'edificio che fu, durante i secoli, temporanea dimora di Urbano V, di Pio II, di Giulio II, di Leone X, di Clemente VII nelle loro soste a Viterbo. Nel 1523 Clemente VII concesse la Rocca ai Cavalieri Gerosolimitani che da Solimano erano stati cacciati da Rodi e che rimasero a Viterbo fino al 1527, quando Carlo V concesse loro l'isola di Malta. Nel 1738 la Rocca fu destinata ad ospitare il primo brefotrofio istituito nello Stato della Chiesa e finalmente, nel 1860, divenne quartiere delle milizie pontificie e, dieci anni dopo, di quelle italiane. Tutte queste vicende hanno assai alterato la primitiva fortezza, colmato i fossati, distrutto il ponte levatoio, ecc.. I bombardamenti aerei del 1944 l'hanno ancora più rovinata si che della costruzione originaria si può dire che resti poco più del corpo centrale e della torre d'angolo a fianco della porta Fiorentina.


Basilica di S. FrancescoLa basilica di S.Francesco sorge sul posto, che fu, in origine, un colle isolato fuori della prima cerchia di mura urbiche, dove sin dai primi del Mille sorgeva un fortilizio longobardo detto Castello di Sonza. Verso la metà del secolo XII, insieme con il terreno circostante, fu acquistato dai canonici di S.Angelo e si chiamò Castel S.Angelo, demolito poi nel 1208 per costruirvi un palazzo che fu detto degli Alemanni, forse perchè destinato ad uso degli imperatori tedeschi che talvolta vi furono ospitati. Vi soggiornarono anche papi, come Alessandro IV , e perfino un antipapa, quel Nicolò V creato da Ludovico il Bavaro nel 1328.

Il palazzo doveva sorgere, probabilmente, dov'è ora la caserma Bazzichelli, sede del Comando del presidio e del Distretto militare. La restante area fu acquistata, nel 1236, da Gregorio IX (Il canonizzatore, come papa, di S.Francesco) e donata ai frati minori perchè vi costruissero la chiesa dedicata al Santo.

La chiesa è una delle più grandi e delle più belle, la prima in cui lo stile gotico si sostituisce a quello lombardo, di cui resta un ricordo nel portale che del nuovo stile segue già la linea e il gusto ma non ancora la finezza dell'esecuzione. L'interno è ad una sola navata, un largo transetto e una grande abside quadrata come le chiese coeve, fiorentine e senesi, specialmente dell'Ordine francescano, e ai quattro angoli del transetto dai fasci polistili di alte ed esili colonnine si innalzano a sesto acuto i costoloni a congiungersi, al centro della croci&egravera, nella volta. Lungo le pareti della navata, a distanza regolare, sottili semicolonne ne interrompono la lunghezza e prendono da esse lo slancio le alte ogive che sorregono il tetto.

La chiesa di S.Rosa si presenta con una facciata non bella, troppo severa e tetra e disarmonica, più larga che alta, tutta in pietra a taglio, ornata solo da sei piatte lesene a capitello ionico e con un timpano pesante che l'appiattisce ancora più.

Era, in origine, una chiesuola francescana dedicata a S.Damiano, delle suore Clarisse, e fu intitolata a S.Rosa dopo che il papa Alessandro IV, il 4 settembre 1258, vi trasportò solennemente il corpo della Santa che da sei anni riposava nella chiesa di S.Maria in poggio. Nel 1843 il card. Gaspare Bernardo Pianetti vescovo di Viterbo, a sue spese, demolita la chiesa, la ricostruì a croce greca con quella infelice facciata che ora stona ancora di più con l'agile cupola che sormonta la chiesa da quando, tra la prima e la seconda guerra mondiale, un comitato cittadino, promosso e presieduto dall'allora vicario vescovile mons. Enrico Salvadori, si propose di ingrandirla e trasformarla. Ma nonostante il bel progetto dell'arch. Arnaldo Foschini, vincitore del concorso, inpreviste difficoltà dovute alla necessità di dover eseguire radicali lavori di rafforzamento dei piloni per sorreggere la cupola, assorbì tutto il capitale per l'intero restauro il quale così rimase interrotto e limitato alla sola cupola.

 

Piazza delle ErbeLa prima cosa che attira gli sguardi è la fontana nel centro della piazza. Fu costruita, in sostituzione di un'altra più antica, nel 1621 su disegno del viterbese Filippo Caparozzi, ma subì ulteriori restauri nel 1877, l'anno in cui lo scultore viterbese Pio Fedi (l'autore del bellissimo gruppo statuario del ratto di Polissena, che è sotto la Loggia dei Lanzi, in piazza della Signoria a Firenze) l'arricchì dei quattro leoni marmorei che, insieme al fusto di palma che sorregge la vasca più alta, rappresentano lo stemma della città.

 

 

 

Piazza del PlebiscitoPiazza del Plebiscito fu creata nel 1264, demolendo un palazzo dei Tignosi e altre case appartenenti alla vicina chiesa di S.Angelo per ospitare degnamente le massime autorità del Comune (i Priori e il Podestà). Originariamente il Palazzo dei Priori era quello attualmente occupato dalla Prefettura, che ha perso l'aspetto medievale perchè ricostruito nel 1779. Ai primi del sec. XVI i Priori furono costretti ad abbandonarlo per dare degna sede al governatore della Provincia del Patrimonio di S.Pietro. Risale,infatti, soltanto alla fine del quattrocento l'attuale Palazzo dei Priori, sotto i cui portici si aprivano il Monte di Pietà e altri uffici comunali. Un imponente stemma di papa Sisto IV Della Rovere campeggia sulla facciata.

 

 

 

Piazza Fontana GrandePiazza Fontana Grande prende il nome appunto dalla caratteristica fontana che ne è il principale ornamento. È l'ultima , in ordine di tempo, delle fontane viterbesi del Duecento, creata nel 1279 al posto di una più antica, e ha abbandonato completamente il tipo di fontana a fuso, che è quello di tutte le altre, per sostituirlo con una forma interamente nuova. Dal centro della vasca cruciforme si leva una colonna il cui capitello sorregge un pulvino ottagonale sul quale s'innesta una seconda vasca quadrilobata, dal centro di questa una seconda colonna leva piÙ in alto una terza vasca più piccola simile alla seconda, e da questa s'innalza un pinnacolo gotico. Sul fusto della colonna centrale, da quattro teste di leone partono quattro docce sormontate da quattro castelletti a forma piramidale.

 

 

 

Porta RomanaAl posto dell'antica porta a fianco del campanile nel 1653 fu aperta l'attuale per l'ingresso solenne di Innocenzo X giunto a Viterbo per visitare donna Olimpia Maidalchini, vedova Nini, che aveva sposato il fratello del papa. Nel 1705 la porta fu decorata dell'attuale fronte sormontato dalla statua di S.Rosa, fronte che mostra ancora le contusioni degli obici di Kellerman che nel 1798 venne a punire la ribellione dei viterbesi contro le soperchierie giacobine.

 

 

 

S. Maria NuovaSanta Maria Nuova, In puro stile romanico, con le pareti in pietra a faccia vista, come quelle di S.Sisto e di S.Giovanni in Zoccoli, divisa in tre navate da dodici colonne monolitiche con bellissimi capitelli, con una piccola cripta. Il tetto è a capriate. Sopra la porta di ingresso è incassata una testa, che ha tutta l'apparenza di un Giove ribattezzato in Cristo, sull'angolo vi è un pulpito, sempre in pietra peperino, da cui, nell'anno 1266, predicò S.Tommaso d'Aquino.

 

 

 

Il Palazzo PapaleIl Palazzo Papale fu fatto costruire nel 1266 da Raniero Gatti, capitano del popolo, ed ha, nella possanza della sua mole merlata, la maestà d'una reggia, e, insieme, d'una fortezza, anche per il profondo fossato che lo circonda e sul quale, come su di un ponte levatoio, s'incurva il grande arco che sostiene la scalea. L'austerità delle nude pareti s'addolcisce con la grazzia leggiadra delle bellissime bifore che mettono come un sorriso su quel volto severo. A fianco la Loggia Papale, costruita l'anno successivo affinchè i Pontefici potessero di lì benedire la folla nelle cerimonie solenni. È la prima ardita affermazione di un gotico ancora romanamente frenato perchè l'intreccio delle ogive, che si leva sugli esili steli delle colonnine binate come una fioritura di gigli, risulta dall'intreccio dell'arco a tutto sesto che abbraccia a due a due le coppie di colonnine, e il poderoso arco, che sorregge la loggia e la pesante cornice che la corona, mantengono immutato il carattere duecentesco della costruzione.Il Palazzo Papale è stato testimone di molti coclavi con l'elezione di papa Gregorio X, Adriano V, Giovanni XXI, il francese Martino IV appoggiato da Carlo d'Angiò del quale Dante dice di lui, nel Purgatorio, che purga per digiuno - le anguille di Bolsena e la vernaccia.

Termina così nel 1282 la dimora dei Papi in Viterbo, e termina con il definitivo abbandono di Viterbo come sede e col trasferimento del Papato ad Avignone.

Il DuomoLa cattedrale, dedicata a S.Lorenzo, si presenta con una facciata completamente in contrasto con l'interno. Fu sostituita all'antica, di cui resta soltanto un rosone a destra , dal Card. Giovanni Francesco Gambara, vescovo di Viterbo, nel 1570.

È una facciata insignificante, il cui unico carattere è il tono caldo assunto dal peperino. L'interno ha subito nei secoli profonde trasformazioni. Nel 1560 fu demolita l'abside centrale e raddoppiata la lunghezza del tempio con la costruzione del coro dei canonici, e poco dopo si aprirono le dieci cappelle laterali (richiuse nel restauro di questultimo dopoguerra). Nel 1681 il vescovo Stefano Brancaccio coprì il tetto a capriata con una volta, fatta affrescare dal viterbese Urbano Romanelli, figlio del più famoso Giovan Francesco, con il Martirio di S.Lorenzo. L'interno è diviso in tre navate, scandite da venti colonne monolitiche con armoniosi capitelli.